La parabola discendente di Hamsik: da intoccabile a primo sacrificato alla sostituzione

18.11.2014 08:40 di  Fabio Tarantino  Twitter:    vedi letture
La parabola discendente di Hamsik: da intoccabile a primo sacrificato alla sostituzione
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

La freschezza atletica, oltre che le immense qualità, hanno sempre fatto di Marek Hamsik un calciatore insostituibile nello scacchiere di qualsiasi allenatore sedutosi sulla panchina del Napoli. Da Reja a Mazzarri, passando per Donadoni. Lo slovacco era l’uomo chiave, il fulcro del gioco, il cervello della manovra e, spesso, anche il perfetto finalizzatore della stessa. Talvolta si è concesso delle pause, ma mai nessuno ha rischiato di richiamarlo anzitempo in panchina. Decisivo lo è sempre stato. Anche al novantesimo. Anche quando sembrava spento, fuori dal gioco. Bastava un inserimento, ed Hamsik decideva la partita. E scalava classifiche, e raggiungeva traguardi, e penetrava sempre più in profondità nel cuore di ogni tifoso.

Oggi, verso lo slovacco, lo smisurato affetto non è per nulla scemato. E’ calato, questo sì, il suo rendimento in campo. Lo dicono le prestazioni, lo dicono soprattutto i numeri. 11 gol in 55 presenze con Benitez. Certo non pochi, ma neppure in linea con i suoi precedenti standard. Sempre in doppia cifra da quando è a Napoli. Qualcuno lo scagiona affidandosi al ritornello del modulo. Qualcun altro, invece, non percepisce alcun cambiamento in lui. Ciò che preoccupa, statistiche alla mano, è che Hamsik non sia più ritenuto indispensabile. Benitez lo considera legittimo proprietario del ruolo di trequartista, ma nelle ultime partite l’ha spesso sostituito nei momenti chiave. Nessuna bocciatura, anche perché il richiamo in panchina sembra esser diventato quasi routine. Negli ultimi sette incontri di campionato, Hamsik è sempre stato sostituito. Cinque volte è accaduto tra il 62’ e il 66’, una volta al 75’ (contro la Fiorentina) ed un’altra ancora all’85’ (contro l’Hellas). Non sempre, al suo posto, è subentrato un calciatore dalle stesse caratteristiche. Con l’Inter, ad esempio, Benitez ha schierato Jorginho nel ruolo di trequartista. Con la Roma, invece, l’allenatore spagnolo ha inserito Gargano ripetendo l’esperimento del brasiliano nel ruolo dello slovacco. Qualunque sia il risultato, il primo a lasciare il terreno di gioco è sempre lui, Marek Hamsik. Prima succedeva di rado, un premio per ricevere la standing ovation del pubblico. Quest’anno no, non sempre. E’ successo col Verona e poche altre volte, poi un unico destino: soffrire da bordocampo per il raggiungimento di un risultato del quale non poter essere più artefice principe.