Sarrismo nella storia, tifosi che annunciano di aver abbandonato il Napoli: perché non prendere solo il meglio di Sarri?

14.09.2018 19:07 di  Arturo Minervini  Twitter:    vedi letture
Sarrismo nella storia, tifosi che annunciano di aver abbandonato il Napoli: perché non prendere solo il meglio di Sarri?
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

(di Arturo Minervini) - “Primo trofeo stagionale per Maurizio Sarri: la sua filosofia di gioco, il "sarrismo", si aggiudica l'ambitissimo ingresso tra i nostri neologismi”: questo l’annuncio social dell’Enciclopedia Treccani. Quando si può sancire il passaggio di un pensiero in vera e propria corrente filosofica? Qual è il confine che sancisce la definitiva consacrazione di un’idea, divenuta pensiero comune di molto. Ecco, su questo si potrebbe discutere a lungo, ma andando più nello specifico alcuni dubbi si scioglieranno come la neve di questi giorni al sole. Sarrismo, ormai ne parlano tutti. Uno stile che è diventato marchio di fabbrica dell’ex tecnico del Napoli, nonostante i tentativi scadenti di imitazione. Ma quanto resta del Sarrismo tra i tifosi del Napoli? Quanto questo solco così profondo brucia ancora come ferita fresca nel petto di molti? E, soprattutto, perché trasformare un’epoca meravigliosa in causa di dissapore nel presente?

“Ormai tifo Chelsea, non seguo più il Napoli”. Parla così un tifoso a caso intervistato sul Lungomare di Napoli, che ribadisce la sua assoluta fedeltà al Comandante che ha diretto le vele verso Londra. È l’atto estremo di ubbidienza, una vocazione che va oltre i colori che si sono sempre sostenuti. È un fenomeno complesso, difficile da comprendere, ma che va analizzato in quanto non così isolato come si pensi. 

Sarrismo ed Apologia nell’accezione moderna di esaltazione di una dottrina. Ancora oggi, il Sarrismo viene spesso preso di mira come filosofia effimera e poco concreta. Ancora oggi, c’è gente che non ne percepisce la portata rivoluzionaria, l’effetto tsunami su un calcio italiano da troppi anni paralizzato nelle sabbie mobili del suo rifiuto all’innovazione. Ancora oggi c’è chi si ostina a denigrare il lavoro fatto da Sarri pensando che questa possa essere utile al nuovo corso. Probabilmente, invece, si dovrebbe svolgere un’operazione differente. Riconoscere i meriti ed il lavoro svolto potrebbe essere il punto di partenza, la pietra da cui ripartire in questo nuovo ciclo. Con Ancelotti, con la squadra che così bene ha fatto in questi anni, con alcune idee che sono ormai innestate nella struttura genetica di questo gruppo. 

Del Sarrismo andrebbe preso il meglio. Andrebbe cristallizzato il ricordo, rielaborato il concetto, esaltando la portata rivoluzionaria dei concetti. Il Sarrismo, però, non deve diventare un’ancora. Di quelle nostalgiche chimere che rischiano di farti perdere di vista il futuro. Di quelle che osservi inerme, come una  bottiglia di vino poggiata sul bancone di un bar che ormai ha chiuso i battenti e spento anche l’ultima luce. Lo sforzo più grande dovrebbe arrivare anche dai Sarristi più estremisti. Per il bene di questo Napoli. Per il bene del Napoli. Per il bene primario della squadra, che dovrebbe venire prima di tutto il resto.