Guido Clemente di San Luca a TN - La manita di Osimhen e la reazione di Kvara all'aspirante macellaio Gattti

Guido Clemente di San Luca, Ordinario di Diritto Amministrativo all'Università della Campania Luigi Vanvitelli, ha espresso alcune considerazioni per Tuttonapoli sul momento della squadra di Mazzarri.

11.12.2023 12:00 di  Redazione Tutto Napoli.net  Twitter:    vedi letture
Guido Clemente di San Luca a TN - La manita di Osimhen e la reazione di Kvara all'aspirante macellaio Gattti

Guido Clemente di San Luca, Ordinario di Diritto Amministrativo all'Università della Campania Luigi Vanvitelli, ha espresso alcune considerazioni per Tuttonapoli sul momento della squadra di Mazzarri.

"Lo dico da anni. Per vincere devono ricorrere tre condizioni, tutte indispensabili: 1) avere una squadra forte (tecnicamente, atleticamente e psicologicamente), che gioca bene; 2) essere assistiti da Kairos, dal tempo giusto delle cose, e cioè che nel dato momento, nel dato luogo, succeda ciò che sarebbe giusto che accada; 3) che le regole valgano allo stesso modo per tutti e vengano fatte rispettare in maniera uguale. L’anno scorso è andato tutto ok. Quest’anno la prima condizione s’è affievolita e latitano significativamente le altre due. Di fronte ad esse possiamo fare poco o niente.

Sul Kairos ci si può solo affidare all’antica massima «Ajutate, ca Ddie t’ajuta! Contro la nauseante iniquità nel far rispettare le regole, invece, possiamo e dobbiamo batterci. Contro il perseverante sostenere che non vi sia un protervo arbitrio, bisogna impegnarsi per la legalità. Non rinunciare a combattere la «buona battaglia». Ma c’è poco da fare se, per giustificare l’illegittimo uso del VAR, continuano a raccontare menzogne sul Regolamento. Il rigore dato all’Inter contro l’Udinese è sacrosanto. Tuttavia, la «valutazione di campo» del sig. Di Bello era stata errata (obiettivamente, trattandosi di un mero accertamento, non di una valutazione!). Così come il gol irregolare della Lazio, visto male dal sig. Ayroldi. In Napoli-Inter, invece, il VAR ha per due volte illegittimamente omesso di intervenire, invocandosi senza pudore per giustificarlo una regola inesistente.

Sul piano tecnico-tattico, dobbiamo riconoscere che la qualità si è affievolita. Anche se la differenza non è siderale. Ci sembra tale perché la memoria dello scorso anno è offuscata dal successo trionfale. Dimentichiamo come andarono l’inizio del campionato e gli ultimi due mesi. Rispetto alla scorsa stagione, nelle ultime quattro la differenza nel gioco è molto meno netta di quella nel Kairos e nel ruolo assunto dalle decisioni illegittime, oggi in numero cospicuamente maggiore.

Su questo Walterone può e deve lavorare. E mi pare lo stia facendo. Atleticamente ci vorrà ancora qualche tempo, ma la condizione già sembra un pochino migliorata: a Torino la tenuta è sensibilmente aumentata. Li abbiamo costretti nel loro fortino fino all’ultimo, sebbene questo non provi molto, perché la Juve è veramente poca cosa (sul punto tornerò alla fine). Psicologicamente il cambio di passo c’è stato, da subito. La squadra s’è destata dal mortifero torpore francese. Ne è ultima testimonianza la orgogliosa reazione di Victor, che al fischio finale, mostrando la manita, ha ricordato a quella gente sgradevole la lezione impartitagli l’anno scorso. E pure la reazione di Kvara all’ennesimo comportamento illegale, arrogante ed impunito, di quell’autentico aspirante macellaio, uscito per l’ennesima volta immune da sanzioni. Come a voler dire «adesso basta!». Segnali.

Del resto, sulla base di quanto visto in campo, le ultime tre partite avrebbero dovuto essere due pareggi e una vittoria. Alla pari col Real. E pure con l’Inter. Ma solo perché lo 0-2 – maturato in virtù di due decisioni clamorosamente illegittime – ci ha tagliato le gambe (fino ad allora nel complesso sicuramente meglio il Napoli). Con la Juventus dominio netto sul campo e vittoria mancata per radicale assenza di Kairos: l’anno scorso il tiro di Politano andava 5 cm più a destra, quello di Di Lorenzo sfondava la rete, e Kvara avrebbe danzato umiliando il portiere! Purtroppo, adesso va così, abbiamo perso tre partite che non meritavamo di perdere. In questo momento, tutto sembra girarci contro, gli episodi che l’anno scorso ci sorridevano oggi ci penalizzano.

La situazione però non è così drammatica. Certo, ci vogliono i fatti, perché le parole non cambiano le cose, sebbene servano per provare a capire che si può fare. E allora, anzitutto smettiamo di individuare capri espiatori. «Giochiamo senza portiere!»; «Senza Kim e Koulibaly, Rrahmani è un giocatore mediocre!»; «Kvara non è un grande giocatore, senza i suoi gravi errori – i gol mangiati con Empoli, Milan e Juve – avremmo 8 punti in più!». E così via. Certo, forse a Torino il georgiano ce l’ha sulla coscienza più di tutti. Ma non può individuarsi quale unico colpevole. Così come non si possono irragionevolmente crocifiggere Meret o Rrahmani.

Adesso non va come vorremmo. Tuttavia, «a questo punto, bando alle ciance!» (come dice il mio caro compagno di banco allo stadio). Ormai, lo scudetto è andato. E allora? Bisogna concentrarsi sugli obiettivi possibili: superare il turno martedì, puntare risoluti ad entrare fra le prime quattro e a vincere Supercoppa e Coppa Italia. Abbiamo diritto e voglia di continuare a sognare. Il mister deve trasmettere ai ragazzi il desiderio di fare questi sogni. Perché sono alla loro portata, e soprattutto perché sognare è necessario per rianimarsi e riprendere la strada della vittoria. Realizzarli sarebbe non meno entusiasmante che rivincere il titolo.

Mi rinsalda nella convinzione l’aver avuto conferma venerdì sera di quanto la Juventus, che ha 12 punti di più, sia veramente una squadraccia. Non ha una trama di gioco che sia una. I servili commentatori televisivi di tutte le piattaforme nazionali ne esaltano il senso pratico e la eleggono ad unica contendente dell’Inter, solo per i risultati. Qui non si tratta di preferire un modello di gioco ad un altro. Ad esempio, il Napoli del primo Mazzarri, pur giocando di contropiede, era sublime per esprimere un gioco nitidamente identificabile. La Juve no, gioca senza un disegno. Esibisce soltanto i denti, come una belva ferita. Mostra, e addirittura sfacciatamente ostenta, di operare solo di rimessa, ma in maniera del tutto casuale. Affidandosi alle capacità individuali di un paio di giocatori. 

Il Napoli ha dominato. Se avesse chiuso il primo tempo in vantaggio non ci sarebbe stata più partita, perché i bianconeri non sono in grado di costruire gioco d’attacco. Non possono durare senza essere supportati dal favore di decisioni arbitrali illegittime. Allora, via la depressione! Fiducia, ottimismo, carattere! Andiamoci a riprendere quel che meritiamo. Da domani col Braga".