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Riccardo Monti a TN: "Una vergogna lo Scudetto che ci hanno tolto lo scorso anno. Ancelotti? Alla Ferguson. Per stare con le big serve il sostegno dei tifosi"

di Redazione Tutto Napoli.net

La questione stadio, un Ancelotti alla Ferguson, la grande identità dei tifosi del Napoli: questi alcuni dei temi trattati nell'intervista con l'imprenditore Riccardo Monti, Autore del libro 'Sud perché no', Consigliere Delegato di Triboo Spa nonchè grande tifoso azzurro.

Partiamo facendo un piccolo passo indietro. Dopo tre anni meravigliosi, cosa resta del Sarrismo?
“Resta un grandissimo amore per il meraviglioso gioco espresso ed il rimpianto per uno scudetto perso in maniera ingiusta, in maniera immeritata. Ero a Torino quando abbiamo battuto la Juve, mentre nella notte di Inter-Juve non ho chiuso occhio dopo quello che è accaduto in campo. È una roba che grida vendetta, vergogna assoluta del nostro calcio”.

Da Sarri ad Ancelotti: è l’uomo giusto per rappresentare Napoli?
“Il suo arrivo rappresenta un colpo straordinario, uomo di intelligenza unica. Ha l’esperienza giusta per gestire una piazza come la nostra, grandissimo acquisto per il futuro. Sono convinto che possa avere un ruolo sempre più da manager, diventare per Napoli quello che Ferguson è stato per il Manchester United”.

Questione stadio: come spiegare il calo degli spettatori al San Paolo?
“Concorrono diversi fattori. C’è stato uno scoramento dopo lo scudetto perso dello scorso anno, c’è stata difficoltà a rilanciare questo senso di appartenenza che deve essere invece un aspetto centrale. Napoli è l’unica grande metropoli  d’Europa che ha una sola squadra di calcio. Il Napoli dovrebbe diventare sempre di più un elemento identitario della città. Il senso di appartenenza dei propri tifosi dovrebbe essere fortissimo, secondo il modello di altre città che vivono di calcio, come Liverpool, il Dortmund, Bilbao…”

Esiste una soluzione per invertire questo dato? Giusto lavorare sull’impianto esistente oppure sarebbe opportuno pensare ad un nuovo impianto, magari con capienza minore?
“Bisogna dire che l’impianto versa in condizioni pessime. Ho spesso ospiti stranieri al San Paolo che non credono ai propri occhi, che in una città europea una squadra importante abbia uno stadio ridotto cos. Incide anche la scomodità per raggiungerlo, assenza di parcheggi. Le dico solo che in Tribuna Posillipo ci sono i bagni chimici da anni! Una cosa inaccettabile. Detto questo, però, la voglia di partecipare deve essere sempre superiore a tutti questi fattori. Ci sono mille alibi per non andare allo stadio, ma come comunità bisogna ritrovare il senso di appartenenza, ed una passione che va oltre ogni cosa e che spinge la gente allo stadio.
Avrebbe senso avere un nuovo impianto moderno. In Europa i nuovi impianti vengono costruiti con capienze maggiori, possibile che noi in Italia dobbiamo pensare a ridurre la capienza? Ritengo che con un buon marketing, ed una buona strategia comunicativa si possa riportare la gente a Fuorigrotta. Non è possibile che non si riesca a riaccendere questo senso di appartenenza. Il Napoli è una squadra simbolo di un territorio. Napoli ha una area metropolitana di 3 milioni di persone, il Napoli ha molti milioni di tifosi. La squadra può essere anche un grande volano di sviluppo per l’intera città. Cosa sarebbero Manchester o Liverpool o Barcellona senza il calcio? Il Napoli deve essere una grande attrattiva anche sul piano turistico”. 

Che futuro prevede per il nostro calcio?
“Il calcio si sta polarizzando sempre di più tra grandi e piccoli. Se vogliamo sederci al tavolo dei grandi bisogna che noi tifosi ci comportiamo  di conseguenza. Dobbiamo supportare sempre la squadra anche finanziariamente. La forbice che c’è adesso tra grandi e piccoli club è destinata ad allargarsi. Se non ci sviluppiamo adesso e non accresciamo i ricavi tra qualche anno sarà troppo tardi. Siamo ancora in tempo per agganciare il nostro vagone al treno dei grandi club, ma bisogna crescere rapidamente sia come società che come comunità di tifosi. A cominciare con la prima forma di partecipazione, cioè andare allo stadio, comprare prodotti originali, seguire la squadra sui social, coinvolgere amici e simpatizzanti e trasformali in tifosi. Dobbiamo  alimentare questo progetto di grande Napoli.

Ad incarnare questo senso di appartenenza ora c’è Lorenzo Insigne: finalmente un napoletano capitano. Può diventare un riferimento anche per i più giovani?
“La fascia a Lorenzo è una grande responsabilità e una grande opportunità. Personalmente sono un grande sostenitore della fascia per Lorenzo, e sono convinto che possa diventare un grande capitano del Napoli. Però voglio tornare sul tema del senso di appartenenza che va  allargato. La società a mio avviso potrebbe coinvolgere alcune “bandiere” storiche del club, avere un ufficio in città per alimentare e nutrire questi “senso di appartenenza”.

Lei è un grande esperto di Sud. Perché questa Serie A ha sempre meno presenza  del Sud?
“Negli ultimi 25 anni nel nostro paese il ritardo del Sud si è allargato a dismisura, nel calcio questo ritardo è ancora maggiore che in altri campi. Basti pensare che nella Storia  le squadre del Sud hanno vinto il titolo solo 3 volte! In serie A ormai ci sono in maniera stabile solo Napoli e Cagliari. Questa è una cosa assurda, è uno dei tantissimi fenomeni dove il ritardo del sud si palesa”.

Hanno ragione i tifosi a chiedere uno sforzo maggiore a De Laurentiis?
“I tifosi ragionano da tifosi e vogliono giustamente vincere qualcosa, Io per primo. Ma il presidente fa bene il suo lavoro da imprenditore.Da tifoso vorrei  un poco di coraggio in più su cose tipo il Vivaio. Il mondo ha sempre più fame di calciatori ed un buon vivaio è un eccellente investimento. Magari anche un grande investitore internazionale aiuterebbe. Detto questo, stiamo facendo cose molto importanti in questi anni. Se ci avessero detto che saremmo stati per dieci anni davanti alle milanesi non ci avremmo creduto. 
Non possiamo dimenticare quello che è accaduto lo scorso anno, con gli azzurri un passo da uno scudetto scudetto per me letteralmente “scippato”, ma i tifosi non devono abbattersi, lo slogan deve essere sempre ‘Al di là del risultato’.

Chiusura con uno sguardo alla stretta attualità, con l’Europa League. Può essere un trofeo che infiamma i cuori dei napoletani?
“Deve essere il nostro target, tutti noi che abbiamo più di trent’anni abbiamo nella mente le notti di Monaco e Stoccarda, dove io ero presente. Sarebbe importantissimo riportare a Napoli quella Coppa che ci ha dato tantissima gioia”.


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