Esclusiva

Clemente di San Luca a TN: "Conte è bravo, ma non è un ‘padre eterno’ esente da critiche"

Clemente di San Luca a TN: "Conte è bravo, ma non è un ‘padre eterno’ esente da critiche"
Ieri alle 12:30Esclusive
di Arturo Minervini

Guido Clemente di San Luca, Docente di Giuridicità delle regole del calcio presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell'Università Vanvitelli, commenta così il momento del Napoli sulle pagine di Tuttonapoli.net

"Al minuto 79 di Atalanta-Inter, Bastoni, appena ammonito per aver fallosamente evitato una ripartenza di De Ketelaere, platealmente, in mondovisione, manda a quel paese l’arbitro per un nuovo fallo fischiatogli contro, sempre su De Ketelaere. Il signor Massa finge di non vedere e non gli dà il secondo giallo. Subito dopo, al minuto 81, il direttore di gara assume tutt’altro atteggiamento nei confronti di Ederson, diventando d’un tratto intransigente nell’applicare il Regolamento con rigore assoluto. Il centrocampista brasiliano si lamenta per un fallo ai suoi danni non rilevato e viene ammonito per proteste. Nel replicare ribadendo il suo disappunto per la decisione illegittima, Ederson applaude l’arbitro e riceve il rosso per seconda ammonizione. Poi, al minuto 95, Massa dà il secondo giallo anche a Bastoni, che era nuovamente intervenuto in maniera fallosa, da tergo, questa volta su Maldini, consentendo ai ‘mascalzoni’ della informazione di affermare che così ha dimostrato di essere equanime. Ma, secondo voi, è ininfluente, o no, che lo abbia ‘graziato’ quando le squadre erano in parità di uomini, sanzionandolo invece con l’Atalanta già in dieci da un quarto d’ora, ed a risultato ormai acquisito?

Una dovuta precisazione. Abbiamo ascoltato i soliti presunti ‘esperti’ raccontare che Massa non avrebbe potuto fare altrimenti di fronte all’applauso di Ederson. Doveva per forza ammonirlo. Ebbene, è falso. La Regola 12 espressamente annovera, sì, gli «applausi sarcastici» tra le «infrazioni passibili di ammonizione», ma di quelle commesse, non dai giocatori, bensì dai «dirigenti (allenatori, medici, fisioterapisti …)». Fra tali infrazioni, infatti, è contemplato l’«agire mostrando chiara mancanza di rispetto per gli ufficiali di gara (ad esempio applausi sarcastici)». Quanto, invece, ai «calciatori titolari, di riserva o sostituiti», tra le infrazioni che devono essere sanzionate con l’ammonizione, è contemplata soltanto la mera «protesta con parole o gesti / azioni (nei confronti degli ufficiali di gara)», non essendoci alcun riferimento letterale agli ‘applausi’. Dunque, l’arbitro non era affatto ‘obbligato’ a dare quel secondo giallo. Ben poteva, nella sua valutazione, considerare quelle proteste come un tutt’uno e limitarsi ad ammonire. E invece no. Perché? Perché pochi minuti prima, nei confronti di Bastoni, aveva ‘valutato’ diversamente?

Al minuto 78, prima cioè della mancata espulsione di Bastoni, con intervento in scivolata, Acerbi aveva fermato in area Maldini. È vero, colpisce nettamente prima il pallone. Ma non sono sempre i soliti ‘esperti’ dei media nazionali a ripetere – ormai abbastanza costantemente (e in maniera non infondata) – che ciò non è decisivo, perché dipende dal tipo di intervento? Dopo aver preso la palla, Acerbi letteralmente travolge Maldini. Domando ancora: come mai i commentatori hanno cambiato opinione, visto che l’intervento di sicuro è qualificabile, se non addirittura come «imprudenza», almeno come «negligenza»?

Queste osservazioni in forma di domanda solo per confermare quanto vado predicando, invano, sulla scarsa regolarità della competizione. E – sia chiaro – a provare la buona fede dell’arbitro, non è sufficiente richiamare l’annullamento del gol di Lautaro (tecnicamente, peraltro, non di annullamento s’è trattato, perché il fallo era stato decretato prima del tiro). È evidente, senza dubbi di sorta, che l’argentino spinga Djimsiti proditoriamente, del tutto disinteressandosi del pallone. La intensità’ della spinta è assolutamente irrilevante per il Regolamento: fallo indiscutibile, ma i commentatori si sperticano nel profondere radicali sciocchezze sulla ‘intensità’.

Detto questo, non è finita! Siamo comprensibilmente depressi, ma non è affatto finita! Dobbiamo, quindi, restare concentrati sui prossimi obiettivi. Se battiamo Milan e Bologna, il discorso scudetto si riapre. Chi può essere sicuro che contro l’Udinese ed a Parma l’Inter non possa inciampare? Certo, adesso il Kairòs favorevole sembra assente. L’Inter batte il Monza con autogol (viziato) ed il pallone varca la linea per un soffio; Lukaku incorna e il pallone resta fra le mani di Radu sulla linea per un soffio. Raspadori a giro prende il palo interno e il pallone, anziché entrare in rete, esce di un soffio. Su cross (troppo forte) di Okafor, solo per un’inezia il Cholito impatta male.

Tutto ciò, comunque, non impedisce affatto, e anzi impone, di ragionare senza preconcetti sugli errori commessi da Conte. Secondo me, non marginali. Chi persevera nel ‘proteggerlo’ a prescindere, a mio parere compie un’operazione non corretta. La retorica dell’«unico capace di risollevare uno spogliatoio depresso da un’annata infausta» ormai non tiene più. Va dismessa. Ma veramente può considerarsi fondato pensare che nessun altro avrebbe potuto ridestare gli animi? Suvvia. Basti dare un’occhiata al Bologna di Italiano. Feroce, assatanato, con una chiara identità di gioco, ricca sia di capacità difensiva, sia di efficaci schemi offensivi. Fatto sta che, purtroppo, dopo le ultime 7 gare, abbiamo raccolto solo 8 punti su 21. Perché? Potrebbe anche essere una questione fisica, però dai dati risulta che il Napoli abbia percorso 2 km in più del Venezia. Anche se meno rispetto alle ultime prestazioni, a testimoniare, forse, una condizione atletica non proprio eccelsa (avete visto quanto corre il Bologna e come ‘toglie il respiro’ agli avversari?).

Naturalmente, come si sa, la storia non si fa con i ‘se’. Ma nemmeno è possibile farla con affermazioni assertive, come fossero verità rivelata. Conte è un bravo professionista, ma non è un ‘padre eterno’ onnipotente ed onnisciente, in quanto tale esente da critiche. Pertanto (a parte che – nonostante gli sforzi di una stampa amica e benevola, talora ‘scendiletto’ – sia tutto fuorché un alfiere della ‘napolitudine’), si deve smettere di seguirlo nell’ormai stantio (e cacofonico) ritornello del «non è normale» questo, «non è normale» quest’altro. Sì, non è normale! L’abbiamo già scritto. Tuttavia, nemmeno può dirsi ‘eccezionale’, come se fosse stato impossibile per chiunque altro.

A mio avviso, a Venezia ha commesso diversi errori. Certo, nessuno sa meglio di lui come stanno i giocatori. Però è legittimo supporre, ad esempio, che Anguissa non fosse nel miglior stato di forma: non è allora stato un azzardo far entrare lui, e non Billing, al posto di Gilmour? E poi, dopo un quarto d’ora della ripresa Politano – come chiunque vedeva – aveva la lingua di fuori: perché tenerlo ancora in campo? E perché non far uscire pure McTominay, il quale – pur avendo, come al solito, macinato più km di tutti (ma meno di quanti ne percorreva di solito fino a un mese fa) – appariva assai meno brillante (come già nelle ultime partite)? Al 15° del secondo tempo, avrebbero potuto essere sostituiti da Ngonge e Billing, passando al 4-3-3, con Di Lorenzo e Olivera (al posto di Spinazzola) sulle fasce, Lobotka, Gilmour e Billing in mezzo, Okafor, Lukaku e Ngonge davanti. E, se ancora non si fosse sbloccato il risultato, negli ultimi dieci minuti si sarebbe potuto passare al 4-2-4, con Simeone al posto di Gilmour (e senza togliere Lukaku). Come si dice nella nostra tradizione popolare, «chi nun ten’ curagge, nun se cocca cu ’e femmene belle».

Ora concentrati su come affrontare il Milan alla ripresa. Se Neres si recupera effettivamente, appare indispensabile tornare al 4-3-3. Qualcuno oppone: e Raspadori? Ebbene, o si adatta, o va rimesso in panchina. Del resto, l’alternanza fra i moduli, saperli proporre alla bisogna con sagacia e duttilità è compito del mister. Siamo nelle sue mani. Speriamo che riprenda ad essere illuminato.