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Tognozzi racconta i suoi 5 anni con Sarri: “Un martello ed un amico. L’addio alla banca, le VHS e tutte le sue incredibili scaramanzie..."

13.11.2015 08:50 di  Fabio Tarantino  Twitter:    vedi letture
ESCLUSIVA - Tognozzi racconta i suoi 5 anni con Sarri: “Un martello ed un amico. L’addio alla banca, le VHS e tutte le sue incredibili scaramanzie..."
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© foto di Tuttonapoli.net

Umile, lavoratore, genuino, spontaneo. Maurizio Sarri è un puzzle di aggettivi, un incastro di elogi che ne ritraggono la persona, prim’ancora che l’allenatore. Ogni angolo del suo carattere ha una storia e un suo perché, il filo che lega l'età agli eventi è la passione smisurata per il calcio e la determinazione nel raggiungere l’ambizione di una vita. Quella di Sarri è la classica favola di chi tra mille ce la fa ed emerge, rendendo la propria quotidianità dimora di sogni rincorsi a lungo e mai superficialmente. “Mi ripeteva sempre: ‘Se una persona nella vita vuol fare una cosa, la fa ed arriva solo se ci mette tutto se stesso’. Questa è la sua filosofia di vita”.

Sarri si nasconde dietro ogni frase, dietro ogni silenzio che diventa racconto, fa capolino ai ricordi lontani e a quelli vicini, separati dal tempo ma uniti dalla stessa identica impronta. Luca Tognozzi, oggi allenatore nelle giovanili della Pistoiese, preferisce chiamarlo Maurizio e mai mister. Ha vissuto oltre cinque anni di carriera con Sarri in panchina: Sansovino, Sangiovannese, Pescara, Sorrento. “Quello che ho conosciuto è lo stesso Sarri di adesso - afferma a Tuttonapoli.net -, una persona che ha sempre rincorso il sogno di allenare in Serie A. Lavorava, pensava e studiava calcio 24 ore al giorno. Non centrava nulla coi dilettanti per l’impegno e la dedizione che ci metteva. Nel suo ufficio aveva le VHS di tutte le partite dei dilettanti, conosceva a memoria ogni singolo calciatore”.

Serie D, Sansovino, stagione 2001/02: raccontaci di Sarri diviso tra lavoro in banca ed allenamenti serali. “Era una persona serena. A differenza di altri colleghi, che come lui lavoravano e poi allenavano, lui non era mai stanco, stressato, nervoso. Il calcio è la cosa che più gli piace al mondo, uscendo dal lavoro e venendo al campo lui rinasceva”.

Una passione così forte che lo ha spinto ad abbandonare il suo posto da bancario. “Sì, proprio così. Il primo anno in cui ero al Sansovino continuava a sdoppiarsi, poi decise di chiedere l’aspettativa per avere più tempo libero a propria disposizione. Quando abbandonò definitivamente la banca per noi calciatori fu un massacro. Già prima era un martello, figurati dopo… (ride, ndr)”.

E quando finiva l'allenamento? “Era l’opposto di com’era in campo. Nello spogliatoio aveva la battuta sempre pronta ma spesso ti ascoltava poco perché assorto nei suoi mille pensieri della partita; finito l’allenamento, però, era una persona socievole, umile, divertente”.

Ma qual è il suo segreto? “Il passato. Sarri ha avuto la sfortuna di non aver mai giocato a calcio ma la fortuna di aver sempre lavorato nella vita. L’impiego in banca richiedeva intelligenza e grandi responsabilità. Al campo ci ripeteva sempre: ‘Cosa sono per voi due ore di allenamento rispetto a chi si alza presto la mattina per andare a lavorare’. E’ per questo che non patisce la fatica pur lavorando 24 ore al giorno: perché è abituato e perché fa ciò che più gli piace”.

Non sei l’unico ad aver lavorato per tanti anni con lui. Come fa ad avere un rapporto così forte con determinate persone? “Si lega alle persone quando hanno il suo stesso modo di pensare. Maurizio ha grande personalità, spetta sempre a lui l’ultima parola ma è aperto al confronto. E’ caratterialmente molto umano e diretto. Non è permaloso, non porta rancore, ti dice le cose in faccia e non te le manda mai a dire”.

E’ forse per questo che a Napoli non ha avuto difficoltà a catturare le simpatie di campioni come Reina e Higuain? “Forse, ma non solo. Maurizio è una persona che ti cattura. E’ talmente colto che quando parla, qualunque sia l’argomento, è affascinante e non ti annoia mai”.

Ma è vera questa storia della scaramanzia? “Altroché, e io lo sono più di lui. Al Sansovino si ascoltava tutti insieme una canzone di Donatella Rettore prima di ogni partita. Non centrava nulla col calcio ma portava bene. Una volta eravamo in trasferta a Viareggio. Scendemmo dal pullman e gli dissi: “Maurizio ci siamo dimenticati la canzone”. Lui fece risalire tutti sul pullman per ascoltarla. Vincemmo 1 a 0. Lo stesso anno, durante una trasferta nel Lazio, dimenticai a casa la cassetta con la canzone. Mi costrinse ad andare in giro per questo paesino a comprarne una nuova. La trovai. Vincemmo. Portava bene, te l’ho detto”.

Altri episodi? “Al campo sportivo dove ci allenavamo parcheggiava l’auto sempre nello stesso posto. Una volta un compagno occupò una parte del suo spazio con la sua macchina. Maurizio non si perse d’animo e con la sua auto spostò l’altra macchina spingendola a piccoli colpi di acceleratore. Era il suo posto. Portava bene”.

Nella foto Maurizio Sarri alla guida del Sansovino nella stagione 2002/03. L’ultimo calciatore in piedi da destra è Luca Tognozzi, l’ultimo seduto da destra è Massimiliano Bongiorni, attuale collaboratore di Sarri a Napoli:

© foto di Tuttonapoli.net