La marcia del Napoli e la scolaresca incredula in gita: due facce della stessa folle notte

23.04.2018 16:30 di  Fabio Tarantino  Twitter:    vedi letture
La marcia del Napoli e la scolaresca incredula in gita: due facce della stessa folle notte

(di Fabio Tarantino) - Alle 3.55 di stanotte una scolaresca di adolescenti era bloccata all’ingresso dell’aeroporto di Capodichino mentre il Napoli, a pochi passi, aveva percorso poco più di venti metri in mezz’ora. Il pullman veniva scortato dai tifosi in festa, oltre diecimila, e lentamente - abbracciato dalla folla - si incamminava verso la tangenziale per far ritorno a casa dopo la vittoria di Torino sulla Juventus. Il folto gruppo di studenti, assonnati per l’orario e l’incombenza del volo, osserva la scena incredulo, stupito: è la fotografia di una notte folle vissuta da innamorati della vita, non solo del calcio, delle emozioni legate ad un gol, ad una vittoria, ad una gioia, ad un sorriso. Come essere sospesi, osservando la realtà della quale non si è più parte, della quale si è curiosi spettatori. Dopo il gol di Koulibaly non esistevano più orari, programmi, appuntamenti: s'è fermato il tempo. “Andiamo a Capodichino” per il semplice gusto di esserci, per il vanto di poterlo raccontare tra vent’anni, per l’obbligo di celebrare l’impresa di una squadra in grado di sostenere da sola, con coraggio, il peso di un sogno stupendo, rappresentando una città che spesso s'è sentita sola, bistrattata, e nel calcio ha individuato un caloroso rifugio e in questa stagione un'invitante speranza. 

PROSPETTIVE - La scolaresca che attende di poter incamminarsi verso l’aeroporto e i tifosi che scortano il pullman sono realtà opposte, eppure simili, filtrate da occhi diversi, da prospettive inedite. Appartengono allo stesso istante, al tempo che hanno condiviso insieme, e Capodichino (in tilt) è semplicemente un teatro dove s’intrecciano storie, stati d’animo, sensazioni. Dov’è la vita e qual è la normalità? L’abitudine che divora la routine, una sveglia che suona e orari da rispettare, o l’incosciente rincorsa al desiderio platonico di “salutare” il Napoli?  È il calcio oltre il calcio, è lo sport che veicola gli impulsi, è un rettangolo verde come strumento di felicità. C’è tutto in quell’abbraccio collettivo, in una notte senza sonno, nelle frasi retoriche dei tifosi (“ma perché devono vincerlo sempre loro? Manco lo festeggiano…”), nei dilemmi esistenziali (“siamo ad un punto dalla Juve, ti rendi conto?), nella solidarietà di chi è stanco e ignora le fatiche, assecondando un desiderio. E allora, perché stupirsi di tutto questo? È così bello essere innamorati...