Da Zero a Dieci: l’Uefa cambia regolamento Champions per il Napoli, ADL non deve spendere un euro, la pagliacciata di Verona e la tentazione da 50 milioni

21.05.2017 10:45 di  Arturo Minervini  Twitter:    vedi letture
Da Zero a Dieci: l’Uefa cambia regolamento Champions per il Napoli, ADL non deve spendere un euro, la pagliacciata di Verona e la tentazione da 50 milioni
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

(di Arturo Minervini) - Zero i minuti di recupero nel secondo tempo, così come a Torino. Questo Napoli rende tutti più umani, addolcisce anche una categoria ferrea come i direttori di gara, che accertano una superiorità più lampante di Tina Cipollari ad un convegno per menti illustri. Dominio assoluto che si fa a tratti onnipotenza da un lato ed imbarazzo se la prospettiva è quella dell’avversario. Diverse associazioni umanitarie sono pronte ad intervenire per la barbarie messa in atto contro una Fiorentina strapazzata che nemmeno un uovo in un English breakfast. Un vecchio Spot con Ronaldo protagonista ricordava che la potenza è nulla senza controllo. La cattiva notizia, per gli altri, è che questa macchina futuristica tramutatasi in una squadra di calcio adesso vede cosa che voi umani non potete nemmeno immaginare. 

Uno il punto di distacco dalla Roma, reduce da una bella scenetta a Verona con una gara di calcio amatoriale ed i giocatori del Chievo che dedicano la canzoncina a Francesco Totti prima del match. Un dettaglio che incredibilmente passa in secondo piano davanti alla tristezza che ti gela al pensiero che resta una sola gara da giocare. Un solo show, una sola rappresentazione di questa meraviglia delle meraviglie. Già ci manca questa squadra che incide nella mente emozioni che il tempo non potrà mai cancellare. Questo tempo che adesso giocherà con i nostri cuori in attesa, come gli occhi di un amore lontano. Non c’è tristezza in questa stagione. Non risiede nella casa di chi è stato illuminato e folgorato dall’armonia di un’orchestra che ti accarezza ogni grammo dell’anima, proprio tutti e ventuno. È come guardare un film che ti piace ed a metà iniziare a guardare l’orologio sperando che il tempo si cristallizzi e duri il più possibile. 

Due innesti, al massimo tre perché in questo momento c’è un equilibrio che andrebbe lasciato riposare, come l’impasto di una pizza nata dalle mani di un maestro pizzaiolo. Non sarà l’estate dell’Aurelio caccia i soldi (slogan tanto in voga in questi anni), ma quella dell’Aurelio non vendere nessuno. La priorità deve essere resistere alla tentazione, per non vivere un altro anno di alibi legati all’ambientamento dei nuovi. Denaro da investire arriverà dalle cessioni di Zapata, Grassi e magari Pavoletti. Un tesoretto da oltre quaranta milioni con il quale piazzare i colpi giusti, mirati. Serve il Ciccio Romano versione moderna, l’uomo che può dare quel quid che manca su uno scacchiere ormai consolidato. “Per la mente che vede con chiarezza non c'è necessità di scelta, c'è azione”.

Tre come terzo posto che vuol dire preliminare. Ma ci ha pensato bene la Uefa? Dovrebbero invitarlo il Napoli, altro che fargli fare i preliminari. Una Champions League senza la squadra che esprime il calcio più bello ed entusiasmante perderebbe di interesse, al punto che fossimo al posto dei capoccioni che guidano il calcio cambieremmo il regolamento, ci inventeremmo qualcosa per non correre il rischio. Preparate un invito, una partecipazione e comunicatelo in tempo, controlleremo in agenda se non abbiamo impegni per quelle date. Lanciamo l’hashtag #maveramentevoletefarcifareipreliminari?

Quattro vittorie in fila con tredici reti segnate e due subite. Con tutta la pressione del mondo, pronto a puntare il dito, questa squadra ha reagito anche alle follie di una non contemporaneità che rischia di devastarti il cervello e lo spirito. Ha passeggiato sugli avversari come Giucas Casella sui carboni ardenti, ha ordinato quattro polli fritti ed una coca come Jake dei Blues Brothers ed ha consumato il pasto senza affanni, sventrando ogni rivale fino al punto di farle alzare bandiera bianca. La più grande impresa sportiva compiuta da questo Napoli è l’essere diventata simpatica anche ad una squadra alla quale hai appena rifilato quattro pere. “Mi sono divertito a guardare le partite degli azzurri in settimana” è la frase di Paulo Sousa che andrebbe scolpita sulle colline dei Camaldoli, come fosse Hollywood. L’arte pura, che supera ogni individualità e si fa bene comune. 

Cinque minuti con la luce spenta. Accade ad inizio ripresa, con Hamsik che perde due palloni che non vanno persi ed il Napoli che gioca sotto ritmo. Niente di male penserete voi, ma andatelo a raccontare ad un Maurizio Sarri tarantolato a bordo campo. Quei cinque minuti sono una parentesi verso il passato, un pozzo dove ristagnano errori che il Napoli non vuole più commettere. Il lato oscuro che è stato quasi sconfitto, il dark side of the moon di un disco che tenti in tutti i modi di mettere in cantina ed abbandonare alla polvere. Quei cinque minuti rappresentano il rigurgito di un Napoli che è stato e che non vuole più essere. 

Sei reti subite in undici gare dal suo ritorno dalla Coppa d’Africa. Le valutazioni sulla difesa azzurra cambiano quando c’è Koulibaly (cinque reti subite nelle tre gare saltate da febbraio), più che un difensore un urlo di onnipotenza quando la spina della concentrazione è attaccata. Un buco nero che attira e coinvolge, un Pac-Man versione no to racism che fagocita ogni avversario che sembra sempre minuscolo al suo cospetto. Sarà lui la più grande tentazione estiva, con offerte che supereranno i cinquanta milioni. Sarà lui la grande scelta di Aurelio De Laurentiis: questa volta bisogna scegliere la storia, non il portafogli. 

Sette uomini ad aggredire nella trequarti viola. Più che un pressing, è una dichiarazione di guerra, un attacco al principio di autodeterminazione dei popoli. Il Napoli strappa via ogni tipo di convenzione Onu e minaccia la libera circolazione degli individui. Quando giochi contro la squadra di Sarri fai davvero fatica a superare la mediana, chiedere informazioni alla Fiorentina in occasione della rete di Insigne. Una pressione che ti toglie il fiato, più di uno sbadato che ha dimenticato di usare il deodorante e decide di prendere il tuo stesso autobus. No way out. 

Otto reti nelle ultime nove. Stamattina andate tutti in chiesa, confessatevi. Sì perché quando avete visto Lorenzo davanti a Tatarusanu avete pensato “Ecco, ora tira a giro sul palo lontano”. Malfidenti. Quello era il Lorenzo che andava in automatico, bendato solo dal nastro del talento, quasi irritante nella sua riluttanza a valutare tutte le opzioni. Ora è un altro calciatore. È istinto che si fonde con razionalità, purezza del gesto tecnico che si sposa con le pragmaticità. Come nave che domina le onde, che toglie la scelta al mare e lo possiede. Così alza le vele della navicella del suo ingegno puntando verso l’infinito, verso quella consacrazione che aveva tanto atteso e che ora lo attende ben oltre le colonne d’Ercole. Ancora nulla è stato mostrato dell’intero potenziale del Magnifico. Ne vedremo ancora delle belle…

Nove è una maglia che merita. Scava nella pietra un tunnel, poi finge disinteresse guardando altrove mentre lascia a Gonzalo Rodriguez l’imbarazzo. Mira l’incrocio dei pali, inarcandosi come la volta di un palazzo rinascimentale trovando solo il rifiuto del legno. La notte di Dries è fatta di istantanee che ti fanno ribollire il sangue, toccando tasti emotivi sconosciuti. Passione che si riversa nelle vene, calore che ti investe senza preavviso. Giovinezza che risplende, fulgore che ti costringe quasi ad abbassare leggermente le palpebre per contenerlo. Mertens è adesso un’entità che sta soffrendo in quel corpo, che straripa come un fiume che non è più soddisfatto del suo letto. È una vita che ha stravolto tutte le certezze che avevi, è un pallone che adesso emette il suono di una sirena ammaliatrice quando viene accarezzato da questo belga che alla soglia dei trent’anni ha trovato finalmente la sua vera natura. Una natura fantastica, tutta ancora da investigare. Un’isola mai solcata prima sulla quale sono stati mossi solo i primi passi. Per l’esattezza 31 passi, come le reti in stagione. Saluta Gonzalo.  

Dieci a quelli che hanno compreso quanto questo mondo abbia bisogno di bellezza e cercando di tutelarla dagli attacchi esterni. Una rivoluzione spontanea, silenziosa, naturale. Erri De Luca scriveva che “Le persone quando diventano popolo fanno impressione. Così arriva una mattina, una domenica di fine settembre (nel nostro caso maggio,ndr), finalmente piove e sento in bocca a tutti la stessa parola, sputata dallo stesso pensiero: mo’ basta. Era un vento,non veniva dal mare ma dentro la città: mo’ basta, mo’ basta. Se mi chiudevo le orecchie, lo sentivo più forte. La città cacciava la testa fuori dal sacco”. Questo Napoli ci ha ritirato fuori la testa dal sacco. Ha restituito l’orgoglio di difendere questo ideale. Quindi “Mo’ basta” con questa cazzata (si può scrivere) dei ‘zero tituli' che non siete Josè Mourinho. Spogliatevi dalle frasi fatte, dagli slogan. Godete come sta facendo il popolo azzurro. Chi non vuole godere è un arido del cuore. Teneteli alla larga.